L’Istituto Mediterraneo di Psicologia
Archetipica ha organizzato a Catania il 23 marzo presso l’aula magna
dell’Istituto Boggio Lera il 1° seminario “Psicoanalisi e comunità Il paziente
come cittadino”, dedicato al pensiero e all’opera di James Hillman , uno dei
più grandi psicologi contemporanei, che dell’Istituto Mediterraneo è stato
Presidente onorario.
All’apertura dei lavori il dr Riccardo Mondo, in
qualità di moderatore e di presidente dell’IMPA, ha spiegato che con questo
primo seminario si apre un ciclo di incontri dal titolo “Ars Hillmaniana”, che
si prefigge di approfondire il pensiero e l’opera del grande Maestro,
attraverso il confronto e la partecipazione di studiosi nazionali e
internazionali.
Ma chi è James Hillman?
Si racconta che Anna Magnani, al truccatore che la stava
preparando per la scena di un film, abbia esclamato: “ Non mi togliere neppure
una ruga. Le ho pagate tutte care “. Per questa grande interprete del cinema
neorealista del dopo guerra, lo stare nel mondo e le numerose stratificazioni
che il tempo vissuto aveva sedimentato sul suo volto, non rappresentavano un
inestetismo da occultare.
Allo stesso modo, James Hillman teorizzava, in
ambito psicologico, che le piccole-grandi ferite, le conseguenti cicatrici, le
rugosità della nostra anima non andavano cancellate, giacché costituivano un
oriente, una mappa individuale e simbolica che il mondo continuamente traccia
in noi; rappresentavano il necessario ordito su cui tessere ogni nostra trama
narrativa, nella stanza d’analisi come nel teatro della vita.
Egli aggiungeva che ciò vale per il paziente ma
altrettanto per il terapeuta, il quale per poter guarire dovrà lui stesso
sperimentare e trarre insegnamenti dalle proprie ferite, come il mitico
Chirone, maestro di Aslepio il dio della medicina, ferito da una freccia
avvelenata dal sangue dell’Idra.
Ma la riflessione hillmaniana si è spinta ancora oltre ed in modo
singolare negli anni della sua maturità.
Nel suo libro‘Cento anni
di psicoterapia e il mondo va sempre peggio’James Hillman spiegò come la
psicoanalisi, avendo dato grande enfasi all’infanzia e alla relazione
paziente-analista, avesse poi finito per lasciare il mondo fuori dal rapporto
terapeutico.
Scrive Hillman: “ Nel 1980 a Firenze parlai a
Palazzo Vecchio del “ritorno della psiche nel mondo”.Il rapporto psichico non è
solo tra due persone, ma tra le persone e tutte le cose. Se parliamo dell’uomo,
non possiamo dimenticarci delle cose in cui si esprime, architettura, traffico,
pittura, letteratura, politica, agricoltura, ambiente, eccetera: insomma la
psiche nel mondo. Il mondo è clinica.”
Questo primo seminario
dal titolo “Psicoanalisi e comunità Il paziente come cittadino”, è stato
organizzato con l’intenzione di approfondire questa singolare svolta nel
pensiero hillmaniano.
Relatore principale è stato il prof. Franco
Livorsiordinario dell’Università di Milano e socio onorario delCIPA; lo stesso
che nel pomeriggio di venerdì aveva presentato presso la libreria Feltrinelli
il suo ultimo libro“L’avventura di Jung” e pubblicamente dichiarato le sue
antiche origini siciliane.
E proprio il confronto fra Jung e Hillman ha caratterizzato
la densa relazione del prof. Livorsi, che si è dipanata all’interno dell’
articolata cornice con la quale il dr Mario Tambone Reyes ha introdotto il tema
del seminario. Livorsi tracciando una simbolica croce, ha assimilato Jung
all’asse verticale che unisce Spirito e Materia e tende all’Uno, e Hillman
all’asse orizzontale, che promuove e mantiene la Molteplicità, favorendo in tal
modo il ritorno della psiche nel mondo.
La mattinata è proseguita con tre amplificazioni
immaginali.
Con la prima siamo passati per la “Badiazza”, un
raro e affascinante esempio di chiesa fortezza normanna, ferita da anni di
oblio, abbandono e incuria, dove abbiamo avvertito il ri-animarsi del “luogo
ritrovato”; ritrovato grazie ad un gesto, una risposta estetica promossa dal Dr
Matteo Allone, che recupera quel sentimento sociale che consente di immaginare
se stessi come cittadini,(…) in cui l’attrazione per l’interiorità si
manifesterà necessariamente come attrazione per l’esteriorità(1).
Oscillando tra interno ed esterno, come su un
immaginario nastro di Moebius, ci siamo ritrovati a percorrere con la dott.ssa
Antonella Russo le vie di una città immaginaria, ascoltando le risonanze
psichiche di una singolare toponomastica.
E cosa poteva esserci di meglio, alla fine di questa
varia, insolita passeggiata, del fantasioso desco apparecchiato per noi dal
dott. Biagio Salmeri a partire dalla “Cucina del Dr Freud”? Abbiamo assaporato
i peculiari sapori di un racconto variamente impastato con sinestesica
“gustosità” e sottigliezza verbale, nella sua essenza, genuinamente
hillmaniano.
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